concorso per una rotonda a Zola Predosa

monumento al lavoro

L’idea. Parlare di lavoro oggi è diventato estremamente complesso, probabilmente molto più che in passato; abbiamo assistito ad una frammentazione, e ad una serie di evoluzioni e rivoluzioni del lavoro, che attualmente non si possono definire né complete né, forse, ancora comprese del tutto.

Pensare ad una idea che rappresenti il lavoro diventa quindi un bisogno di identificare il momento nel quale stiamo vivendo, con le sue complessità, opportunità e anche contraddizioni: mai come in questi ultimi mesi si sono sviluppate nuove formule di lavoro, e mai come oggi la globalizzazione ha evidenziato le possibilità che offre, ma anche le grandi criticità dovute alla sua mancanza di controllo e di indirizzo; proprio nei mesi della pandemia di Covid la globalizzazione si è manifestata come un grande peso, sorretto soprattutto da chi ha potuto e da chi ha dovuto lavorare per la comunità.

È per questo che la scelta finale dell’opera nasce da una considerazione ben precisa su quello che oggi è diventato probabilmente il lavoro più rappresentativo del tempo in cui viviamo, il rider.

Questa figura è sempre più richiesta per la consegna a domicilio di moltissime tipologie di prodotti. È una professione nata per venire incontro alle nuove esigenze di una clientela che ha sempre meno tempo, e che, nonostante ciò, cerca di fare tutto, o che vuole semplicemente potersi concedere il “lusso” della comodità: la comodità dell’utente è, però, anche la fatica del rider.

Per questo, l’uomo che effettua una consegna, diventa colui che, più di tutti, descrive “il lavoro” di oggi: viene rappresentato come una figura che regge e sorregge il mondo e le sue nuove necessità.

L’idea alla base di quest’opera, è che ogni tempo ha una particolare professione che rappresenta, più di altre, il contesto economico, storico e sociale in cui si esprime: la stessa richiesta di progetto effettuata anni fa, non avrebbe mai potuto concretizzarsi nella medesima realizzazione finale di questo progetto, in quanto la figura professionale qui scelta, non esisteva nemmeno, e avrebbe potuto, semmai, essere sostituita da quella dell’operaio.

Il rider, il fattorino, o il corriere sono diventate professioni non più solo rappresentative della loro specifica mansione, ma possono diventare espressione del mondo del lavoro in senso più ampio in quanto collegamento tra il prodotto di altre professionalità e realtà e l’utente finale, una connessione che non si ferma davanti alle stagioni, alle intemperie e neanche alle epidemie.

Il progetto. L’opera, quindi, raffigura un singolo lavoratore che in apparenza potrebbe sembrare non identificabile con una categoria professionale ben precisa. Il lavoratore sorregge una Terra 4.0, e il globo si trasforma, così, in un pacco di dimensioni sproporzionate rispetto all’uomo; la postura assunta da quest’ultimo vuole evidenziare sicuramente la fatica prodotta dal peso che porta sulle spalle, peso inteso in senso fisico e metafisico come rappresentazione della contemporaneità, ma anche la capacità di sopportarlo senza farsi sopraffare da questo, abbiamo voluto quindi rappresentare il lavoro con un ritrovato atlante che senza grandi sforzi porta sulla schiena un mondo quadrato leggero ma allo stesso tempo se vogliamo modificato dall’uomo attraverso il lavoro ma volutamente volevamo  lasciare un po’ di ironia e leggerezza e libera interpretazione dell’opera.

La posizione leggermente decentrata lascia ulteriore spazio alla domanda dove sta andando il mondo dove devo portare questo pacco?

Le dimensioni sono naturali ma forse per una migliore visibilità nella posa si potrebbe pensare di aumentare leggermente le proporzioni quindi un omone e anche a un rialzo del terreno o collocarlo sul basamento e riportare il terreno a sfiorare il livello della base della scultura.

La struttura. Tecnicamente il monumento è composto da 3 elementi consegnati e un quarto elemento strutturale da costruire sul posto

  1. Struttura metallica composta da una base in acciaio due tubolari quadri 6×4 di   3mm di spessore  in acciaio passanti e saldati alla piastra da 6 mm della base che con appositi tirafondi sarà fissata a un piccolo getto di calcestruzzo, nella parte soprastante una lastra di corten spessore 3 mm con uno scatolare di tubolare quadrato di acciaio saldato perimetralmente ma arretrato dello spessore delle lamiere del cubo che ospiterà la parte mancante del cubo che verrà fissata mediante 4 viti per lato alla struttura  
  2. Un cubo in lamiera presso/piegata e saldata sugli spigoli in acciaio corten di spessore di 3 mm con un trattamento superficiale fatto in modo da differenziare le terre emerse dagli oceani, questa realizzata manualmente mediante acidificazione e vernice trasparente
  3. La scultura sarà realizzata in materiale ligneo mdf o truciolare e costruita mediante svariati tagli a controllo numerico dei pannelli che incollati tra loro e successivamente rivestiti da vetroresina verniciata in color acciaio corten diventerà un unico corpo attraversato da un’anima in acciaio che seguendo la direttrice delle due gambe arriverà alla base del cubo in acciaio corten saldandosi alla struttura di rinforzo.
  4. Un piedistallo in cemento armato gettato in opera con tirafondi a carico dell’amministrazione comunale garantirà la stabilità dell’opera, sarà mia cura consegnare l’opera seguita da un calcolo strutturale di un ingegnere per dimensionare correttamente il basamento

Anno e Luogo: 2020, Zola Predosa (Bologna)

Progettisti: Giovanni Andrea Panizon

Ente organizzatore: Amministrazione Comunale di Zola Predosa